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Inquietudine sciita nel paese dei cedri
Buio in sala. Un fascio di luce illumina un personaggio con un turbante verde e il volto coperto da un velo bianco che sta entrando in scena: è l’Imam Hossein, il nipote del profeta Maometto massacrato dall’esercito omayyade nella piana di Kerbela nel 680 d.C. Un attimo dopo un arciere scocca una freccia e trafigge Abbas, il fratellastro di Hossein. Lo spettatore viene così proiettato negli episodi più famosi dell’epopea sciita.
Qualche scena dopo sarà lo stesso Hossein a morire, mentre sullo schermo appare il suo cavallo bianco macchiato di sangue e circondato da donne in lacrime. Poi, l’esercito nemico appicca il fuoco all’accampamento della famiglia del Profeta. Dal palco sale un fumo nero e, all’improvviso, il silenzio è lacerato dal rumore di un elicottero. Lo schermo ritrae l’immagine di una donna. È Zaynab, la sorella di Hossein: sopravvissuta, passerà alla storia per aver salvato il nipote, garantendo la continuità della linea degli Imam.
Intanto sul palco compaiono i miliziani in mimetica, ricordando così al pubblico l’invasione israeliana del Libano nel 1982. Sullo schermo scorrono le immagini delle colonie ebraiche e i discorsi di Nasrallah, il leader di Hezbollah. «Siamo in una moschea nel sud del Libano, dove tempi e luoghi si sovrappongono nella performance teatrale messa in scena dagli Hezbollah», scrive la studiosa francese Sabrina Mervin che ha curato (e in parte scritto) il saggio Hezbollah. Fatti, luoghi, protagonisti e testimonianze.
Si tratta di un volume indispensabile per allontanarsi dai luoghi comuni su Hezbollah (il Partito di Dio), capire i legami con la leadership iraniana e le evoluzioni dello sciismo libanese: il rito del tatbir, che consiste nel colpirsi la parte alta della testa dopo averla incisa con un taglio in modo da far colare il sangue durante la processione di Ashura, è stato proibito da una fatwa (decreto religioso) del leader supremo iraniano Ali Khamenei ed è stato sostituito da donazioni di sangue organizzate dagli stessi Hezbollah.
Un tema complesso, quella della religione nel paese dei cedri, non solo per la presenza di più confessioni ma anche perché lo sciismo e il Partito di Dio sono fenomeni transnazionali. Proprio per affrontare questa complessità si segnala anche il manuale di Rosita Di Peri, docente presso l’Università di Torino, che traccia una storia politica del Libano contemporaneo dal mandato francese a oggi evidenziando lo stretto legame fra le strutture confessionali, le vicende interne e quelle internazionali.
Al lettore appassionato di Medio Oriente si consiglia infine il reportage di Robert Fisk, inviato del quotidiano inglese «The Independent», utile per approfondire gli eventi degli ultimi sessant’anni. Riproposto in una nuova versione aggiornata, questo libro monumentale – 852 pagine – è di facile lettura grazie alla scrittura scorrevole e coinvolge per le continue descrizioni di fatti vissuti e persone conosciute dall’inviato che vive a Beirut dal 1976 e si conferma testimone della storia.
«Hezbollah. Fatti, luoghi, protagonisti e testimonianze», a cura di Sabrina Mervin, Epoché, Milano, pagg. 336, € 17,50.
Robert Fisk, «Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra», Il Saggiatore, Milano, pagg. 852,
€ 35,00.
Rosita Di Peri, «Il Libano contemporaneo», Carocci editore, Roma, pagg. 184, € 15,00.
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